Marco Morabito - parte 3

Marco Morabito - parte 2

 

Quanti incontri di Kapap è riuscito a vincere?
"Vediamo di chiarire bene questo punto. Il Kapap non è pensato per essere un gioco, né un´arte elegante. Pertanto, non ci sono gare o campionati. Gli scontri durano attimi e nulla hanno a che fare con simulazioni o esibizioni spettacolari. Gli addestramenti si eseguono sotto stress, spesso simulando ferite o gravi impedimenti nei movimenti. Ad esempio, si combatte spesso con un braccio legato oppure ammanettati. In questa disciplina si impara a combattere per la vita, non per una medaglia o una cintura."

 

Che cosa intende per "combattere per la vita"?
Significa che non basta soddisfare il proprio ego, non basta sentirsi il più forte, il vincitore. Occorre conoscere i rischi e mettere in atto tutte le strategie di difesa per salvare la propria vita: strategie che possono andare dal semplice "chiedere aiuto urlando al fuoco", alle più sofisticate tecniche di disarmo.


Torniamo ai suoi addestramenti. Come è approdato alle tecniche di difesa russe?
“Durante uno di questi campi di addestramento, ho incontrato un istruttore che proveniva dalla Georgia, ex Unione sovietica. Avevo subito notato l’efficacia dei suoi colpi e gli ho chiesto di praticare intensamente insieme. Per due giorni interi non sono riuscito a capire quale tipo di strategie e comportamenti stesse utilizzando. Vedevo azioni che erano completamente diverse e faceva cose che non rispecchiavano alcuna tecnica marziale a me nota. La comprensione non era solo ostacolata dalla lingua, ma anche dal carattere di questa persona che – essendo particolarmente introversa – non faceva trapelare nulla in merito alla sua preparazione, alla sua storia o alle sue emozioni. L’unico punto di incontro erano i nostri… scontri. Infatti, combattendo con lui riuscivo rapidamente ad apprendere le sue tecniche e le sue movenze. Solo in questo modo sono riuscito a conquistarmi la sua stima e la sua disponibilità a insegnare. Solo a questo punto mi disse di cosa si trattava di un sistema russo perfezionato dalle guardie del corpo di Stalin. Il suo nome era: Systema. In questo “Systema” non esistevano tecniche, forme particolari come nei “kata” del karate, ma si trattava solo di un sistema di difesa adatto per il corpo umano. Nelle arti marziali ci si allena con tecniche, movenze e spostamenti di base. Nel Systema russo prima di tutto c’è il corpo del praticante; qui si diventa esperti nei colpi base per poi allenarsi con un sistema analitico e pragmatico basato sulla riflessologia, sulle fattezze, sulla gestione del combattimento a livello biomeccanico. Spiegato in questo modo è però molto più difficile rispetto alla semplicità della sua pratica. Vedere per credere.”

Come è nato storicamente il Systema?
“Come in tutte le vicende russe, la segretezza imposta dai governi sovietici durante la guerra fredda non aiuta a tracciare un quadro chiaro della storia di questa disciplina. Probabilmente, si tratta del perfezionamento di antiche tecniche di combattimento dei Bogatyr, ovvero dei mitici cavalieri erranti vissuti durante il periodo medioevale. Il fatto che dovessero affrontare molte tipologie diverse di nemici in un territorio che presentava situazioni climatiche estreme, ha reso leggendario la loro belligeranza. Certo, durante la guerra fredda, i comandi russi avevano sentito l’esigenza di studiare scientificamente un approccio marziale in un sistema fondato sulla biomeccanica dell’uomo perfettamente reale. Quindi un approccio non più elaborato sulle movenze degli animali come, ad esempio, avviene per il Kung Fu. La guardia scelta di Stalin praticava il Systema che, alla morte del dittatore, è stato poi insegnato anche agli altri corpi militari. Solo con la caduta del muro di Berlino, tuttavia, ha potuto diffondersi anche da noi. In particolare, sono stato molto recettivo anche perché non mi sono mai occupato di politica. Lo dimostra il fatto che ho appreso tecniche di combattimento sviluppato su fronti opposti. Le mie ricerche sono, del resto, una passione che supera le barriere geo-politiche.


Quali altre tecniche ha scoperto in Russia che è riuscito ad approfondire?
“Negli ultimi viaggi che ho fatto, sono stato messo in condizione di praticare con alcune frange dei reparti speciali chiamate Spetsnaz. Questi corpi militari sono stati pensati durante il periodo di Stalin per affrontare le nuove modalità di guerriglia e gli scontri non convenzionali. Qui ho avuto modo di scoprire l´uso di un particolare tipo di coltello che, se lanciato con una certa perizia, ha una velocità pari o maggiore a quella di un proiettile e una precisione altrettanto accurata. Anche grazie a queste conoscenze sono stato in grado di sviluppare un mio stile particolare di combattimento che ho chiamato Systema Morabito, dove ho ottimizzato alcune tecniche derivate dal Systema russo sommandole con altre apprese durante le mie esperienze nel settore civile e militare."


Quali sono state le sue soddisfazioni più intense nel suo lavoro di insegnante?
“Posso citare il caso del mio allievo più giovane: un ragazzo di 16 anni, incapace di difendersi e così timido da non essere in grado di dire il proprio nome ad alta voce davanti agli altri. Vederlo oggi, dopo quattro anni, come affronta a testa alta gli altri istruttori e come gestisce il gruppo composto da persone più adulte di lui. Oppure, ricordo volentieri il mio allievo più anziano: un uomo di 88 anni!


Quale tipo di riconoscimento può vantare in queste discipline?
“Il Krav Maga, così come le arti marziali orientali, si organizza secondo una gerarchia meritocratica. Per quanto mi riguarda, dopo aver raggiunto vari riconoscimenti in Israele, ho poi modificato le tecniche apprese fondando il Krav Maga Israeli Survival System. Si tratta di una naturale evoluzione delle tecniche da difesa prevista proprio dall’ideatore del Krav Maga. Difatti, Lichtenfeld aveva esplicitamente previsto che le tecniche evolvono così come evolvono le armi e le tecnologie militari di combattimento. Pertanto l’aggiornamento non solo è previsto, ma incoraggiato come miglioramento dell’insieme difensivo dell’individuo. Sono stato così in grado di ottimizzare questo stile con tecniche di Close Quarter Battle e di Kapap”


Ha mai ottimizzato specifici programmi di difesa?
“Certo. Posso citare il caso di un gioielliere di circa 60 anni. Questo professionista doveva spostarsi con un campionario di valore in una valigetta ventiquattrore. Aveva già dovuto subire dei furti e delle violenze da persone che sapevano della sua attività. Non aveva un fisico particolare, né una preparazione atletica di alcun tipo e, cosa non da poco, non intendeva averla. Il suo obiettivo era semplice: difendere il suo campionario. Ho così elaborato un programma di difesa personale in cui la valigetta potesse diventare uno scudo, un’arma, un diversivo, un vantaggio offensivo. Oggi quel gioielliere non viaggia con pistole o armi da fuoco con sé, ma con la consapevolezza di avere una risorsa straordinaria: la sua valigia.”


Possono i suoi insegnamenti essere terapeutici contro la paura delle aggressioni?
“Qui non rispondo positivamente solo io, ma anche gli psicologi. Proprio in questo periodo, una psichiatra mi ha proposto di seguire il caso di una ragazza che ha subito umiliazioni e violenze sessuali. La sua prima risposta è stata quella di chiudersi nella sua paura. Oggi stiamo lavorando per rafforzare il suo carattere, ripercorrere la sua brutta esperienza e rielaborarla in modo da poterla affrontare con uno spirito diverso. I suoi allenamenti sono indirizzati a fortificare il corpo ma, soprattutto, a creare quella determinazione che rende liberi dall’ansia e dal terrore. Sono assolutamente certo che, alla fine dell’addestramento, questa ragazza avrà un altro approccio con le persone e con i suoi timori. Del resto ai miei allievi lo dico sempre al primo giorno: ricordati di chi sei oggi, perché da qui uscirai come una persona diversa.”


Qual è la dimensione della sua federazione oggi?
“Contiamo parecchi istruttori IKMO in Italia e all´Estero. Ogni istruttore presenta una preparazione completa che si basa sulla multidisciplinarietà che unisce Krav Maga, Kapap e Systema. Organizziamo corsi istruttori e seminari per civili e militari in ogni parte del mondo. Da non dimenticare il settore security e intelligence di cui siamo leader”.